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Autore Danton
seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 11-10-2003 14:54  
Chi di noi non ha mai sentito almeno una volta nella vita questi tre nomi:Robespierre,Danton,Marat? vuoi per i cartoni,vuoi per la scuola...ma spesso,come è logico,questi nomi sono erroneamente simbolo di un qualcosa di univocamente positivo,da contrapporre alla crudeltà del re-tiranno.

E' necessario fare una qualche premessa storica,per capire in che senso vadano rivalutate certe figure e come vada letto questo film,che ne tratta le personalità.

Un avvertimento ai più giovani(come mi sento ipocrita! )non considerate mai la Rivoluzione come qualcosa di eroico o conciliante perchè andando avanti con gli studi,rischiereste di rimaner delusi.

Il retroterra storico del film

La politica imperialista e sfrenata di Re Luigi XIV aveva reso la Francia il paese più malmesso della scena europea di quegli anni:le continue assurde campagne militari,la innovativa ma affrettata riforma finanziaria avevano letteralmente dissanguato le casse statali:come se non bastasse,il malcontento regnava a causa del proletariato giunto in città in cerca di un occupazione promessa ma che mai avrebbe trovato.Questa spirale di distruzione si conclude bruscamente nel 1789,dopo che i rappresentanti del Terzo stato decidettero di autopromulògare una nuova costituzione,facendo successivamente imprigionare il re,divenuto nel frattempo Luigi XV.La Convenzione del 1791,così si chiama il nuovo governo,formato perlopiù da giacobini(la parte moderata della borghesia francese)non pose fine,nonostante tutti gli accorgimenti,al turbamento interno.Così nel 1793,a seguito di nuove elezioni,l'ala girondina(l'estremismo)ebbe la meglio e,nel tentativo di propaganda degli ideali rivoluzionari(libertè,egalitè,fraternitè)originariamente con impeto positivo verso il "popolo liberato",nacque "il Terrore",giudicato l'unico mezzo attraverso cui far trionfare questi ideali.
Ed è in questo contesto che si inserisce la vicenda di Georges Danton e Maximilien 'Maxim' Robespierre.

Il film

Siamo nel 1794,un anno dopo l'inizio del "Terrore".Il clima,e lo rimarrà,è teso,greve insopportato e insopportabile.L'immaginario filo rosso che lega indissolubilmente l'inizio alla fine è la scena,minimale ma imponente nella sua semplicità.Un bambino è costretto a recitare la Dichiarazione dei diritti dell'uomo di fronte alla madre ligia e osservante(dei principi rivoluzionari).Tutta la cieca stupidità del clima culturale del tempo è insita nella scena:l'affermazione di una libertà che,affermandosi,diventa costrizione:la concezione deteriore di un principio di libertà che contraddice se stesso e non esalta se stesso,come accadde per i pionieri americani.A partire da qui,tutto il resto si sviluppa secondo quest'idea:allo stesso tempo mostrare ciò che era divenuta l'ideologia rivoluzionaria(Robespierre,magnificamente tratteggiato nella sua consapevole malattia esteriore ma anche interiore)e d'altro canto andare cauto nel lodare il voltafaccia populistico di Danton(il quale,nonostante ciò,sembra propugnare un'idea di immutata violenza,seppur dioversa da quella dell'ex-amico-basti pensare a come imperiosamente umilia i soldati vwnuti a arrestarlo su ordine di Robespierre).Sebbene il film dunque viva esteriormente della forte contrapposizione ideale Danton-Robespierre/popolo-repubblica e si perda spesso in lungaggini inutili con una ridda innumerabilòe di personaggi minori(non presentando tuttavia neppure Marat,ucciso l'anno precedente)non è così facile categorizzare e schematizzare le due posizioni.Infatti,se man mano che s'avanza,la figura di Robespierre va sermpre più inasprendosi e quella di Danton sembra assomigliare a un rude agitatore,alla fine il giudizio è pietoso per entrambi:non c'è appello,sono entrambi parti equamente colpevoli di un ingranaggio malvagio.Li accomuna la parabola "spirituale" con cui sono caratterizzati:nessuno risulta infatti vincitore e nessuno vinto:tutti si renderanno conto presto o tardi,di essere perduti.Come Danton finirà ghigliottinato,dopo aver perso la voce,unico ma inutile mezzo di espressione,così il tragico Robespierre,in un finale che è insieme un ammonimento e un amaro pezzo poetico,guarda impietrito quello stesso bambino,all'inizio tanto restio,che simile a una macchina,aberrante prodotto della deviazione ideologica del "Terrore",ripete meccanico la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.
Forse aveva capito.Ma non fece in tempo a pentirsene.


Maximilien 'Maxim' Robespierre viene ghigliottinato nel 1795,a seguito della cosiddetta "reazione termidoriana" al Terrore.

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Perché non posso uccidere Dio dentro di me? Perché egli continua a vivere in questo modo doloroso e umiliante anche se io lo maledico e voglio strapparmelo dal cuore? Perché, nonostante tutto, egli è un'illusoria realtà ch'io non posso scuotere da me? Mi

[ Questo messaggio è stato modificato da: seanma il 11-10-2003 alle 15:39 ]

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